
La crypto di maggior valore, Bitcoin, ha ripreso slancio e ha toccato i 92.000 dollari dopo due giorni in rosso, in seguito alla decisione di Trump di rinviare i dazi di un mese sulle auto dal Messico e Canada. Nonostante il rinvio, il dibattito sui dazi è tutt’altro che concluso.
L’asset continua infatti a essere in calo del 3% dall’inizio dell’anno. L’oro invece è salito di circa il 10% da inizio anno. L’escalation delle guerre commerciali e l’incertezza economica hanno spinto molti a rifugiarsi nell’oro in cerca di stabilità.
La divergenza tra le performance dei due asset ha acceso il dibattito: Bitcoin sta davvero perdendo il suo ruolo di bene rifugio?
Le guerre commerciali fanno decollare l’oro, Bitcoin fatica a tenere il passo
Il 4 marzo, l’oro ha continuato la sua corsa al rialzo dopo che il presidente Donald Trump ha annunciato i dazi del 20% sulle importazioni cinesi e del 25% su quelle provenienti da Messico e Canada. In risposta gli investitori si sono affrettati a rifugiarsi nell’oro, spingendolo verso nuovi massimi storici.
Bitcoin, invece, ha subito un duro colpo. Il mercato crypto ha registrato una perdita del 10%, eliminando oltre 300 miliardi di dollari dalla sua capitalizzazione di mercato. La forte volatilità dimostra che in periodi di turbolenza economica e geopolitica, gli investitori sembrano ancora preferire gli asset tradizionali, come l’oro, rispetto alle criptovalute.
Ricapitolando:
- Bitcoin ha superato la soglia dei 90.000 dollari, ma rimane in calo del 3% da inizio anno, mentre l’oro ha registrato un aumento del 10%.
- I dazi di Trump hanno spinto al rialzo l’oro, mentre Bitcoin è crollato.
- In un contesto di crescente incertezza geopolitica, gli investitori potrebbero iniziare a distogliere lo sguardo da Bitcoin, privilegiando asset più tradizionali come l’oro
Bitcoin perde il 26% dal suo massimo
A causa dei timori normativi, dell’instabilità macroeconomica e dei cambiamenti nel sentiment degli investitori, lo status di Bitcoin come bene rifugio è stato messo in discussione. La decisione sui dazi di Trump ha provocato oltre 1 miliardo di dollari di liquidazioni, di cui 370 milioni di dollari in Bitcoin.
I dati della piattaforma CoinGlass hanno rivelato che l’87% delle posizioni liquidate erano long, un dato che mette in luce la fragilità del sentiment del mercato. L’impatto non si è limitato solo agli asset crypto: l’S&P 500 ha perso il 2%, mostrando che gli investitori stanno diventando più cauti e meno disposti a correre rischi.
A gennaio Bitcoin aveva toccato un massimo di 108.786 dopo l’insediamento di Trump. Ma il recente crollo sotto la soglia degli 80.000 dollari ha segnato una perdita del 26%, mostrando che gli eventi macroeconomici stanno continuando a minare la stabilità dell’asset come copertura contro l’incertezza finanziaria.
Ricapitolando:
- Lo status di bene rifugio di Bitcoin è sotto esame a causa delle turbolenze del mercato.
- I dazi di Trump hanno causato oltre 1 miliardo di dollari di liquidazioni.
- La crypto di maggior valore ha subito una perdita del 26% dal suo massimo, mostrando la sua vulnerabilità agli eventi macroeconomici.
Le previsioni restano positive
Nonostante il recente crollo, le prospettive a lungo termine di Bitcoin restano positive. L’adozione istituzionale è in crescita e gli ETF Spot su Bitcoin stanno attirando afflussi che competono con quelli sull’oro. Gli analisti sostengono che sua offerta limitata (solo 21 milioni disponibili) e l’aumento dell’interesse da parte degli investitori istituzionali continueranno a sostenere la sua traiettoria rialzista nel lungo termine.
I rischi normativi e le tensioni commerciali, però, rimangono degli ostacoli da non sottovalutare. La posizione del governo degli Stati Uniti sulla regolamentazione degli asset crypto, insieme alle condizioni economiche globali, probabilmente influenzeranno l’andamento a breve termine di Bitcoin.
Bitcoin punta alla resistenza di 94.900 dollari
Intanto Bitcoin sta scambiando al livello di 92.200 dollari, con un guadagno dello 0,66% in 24 ore. L’asset ha registrato un aumento dal supporto di 85.300 dollari e ora punta alla resistenza di 94.900 dollari.
A rafforzare il trend rialzista è l’EMA a 50 giorni posta a 88.200 dollari. Se l’asset dovesse sfondare i 94.900 dollari potrebbe innescare un aumento verso il livello di 97.000 dollari e poi dirigersi verso i 99.500 dollari.

In caso contrario, potrebbe scivolare verso il supporto di 88.300 o scendere ancora versi i 85.300 dollari. Occorre monitorare il volume di trading: forti acquisti potrebbero confermare il breakout, mentre la perdita di slancio potrebbe segnalare un altro calo per l’asset.
Le previsioni a lungo termine restano rialziste e, se l’asset dovesse proseguire la sua ascesa, raggiungendo nuovi massimi come i 150.000 dollari previsti dall’analista Tom Lee di Fundstrat Global Advisors, il progetto BTC Bull ha già programmato un airdrop. In questa occasione, verranno distribuiti BTC ai titolari del token $BTCBULL, calcolati in base al numero di token nativi presenti nel loro wallet.
Anche nel caso in cui la crypto di maggiore valore raggiunga i 200.000 o 250.000 dollari, il progetto ha già pianificato degli airdrop.
Il progetto ha inoltre implementato un protocollo di staking, che consente agli investitori di mettere in staking i token nativi $BTCBULL, con la possibilità di ottenere un rendimento percentuale annuo (APY) del 132%.
Il sistema di ricompense del progetto ha già attirato un forte interesse. La sua prevendita ha già raccolto 3,2 milioni di dollari. Detto questo, ricordiamo di fare sempre le proprie ricerche. Questo articolo è a scopo puramente informativo e non deve essere considerato una consulenza finanziaria.
